Numeri di maglia nazionale femminile calcio
Il calcio giocato è, ad ogni modo, estremamente offuscato dal tributo all’ex patron thailandese, dall’arrivo del pullman accolto dai sostenitori, al riscaldamento, alle maglie personalizzate, fino al mazzo di fiori posto a centrocampo e al commovente minuto di raccoglimento. Qui mi interessa sottolineare che, si concordi o meno, a Borghi va dato atto di aver posto al cuore dell’Ateneo la questione, essenzialmente politica, nel senso migliore del termine, della rifondazione complessiva del senso e del destino dell’Università in un tempo di trasformazioni vorticose e radicali dell’insieme degli assetti sociali, economici e culturali. Ora Borghi lascia «da uomo libero», scrive, ma è facile immaginare che questa libertà avrà un prezzo personale molto elevato. Questo Disegno, scrive, una volta germogliato, «potrà proseguire anche senza di me». C’è un passaggio, nella lettera, nel quale, evocando il contesto di «squallore» (il caso Pasimafi) in cui sono maturate le dimissioni, Borghi chiama in causa «scopi che esulano dalla risoluzione di questo squallore»: «scopi» dei cui ‘titolari’ ha avvertito la pressione, «dall’esterno e dall’interno», scrive, fino al punto da indurlo a dimettersi, per cercare di «lavare le maldicenze e il fango che hanno colpito l’Ateneo».
Leggendo attentamente l’ampia e articolata argomentazione affidata alla lettera di dimissioni, è ben chiaro che queste vengono motivate con il «tourbillon di infamia e violenza delle ultime settimane», che rischiava di investire l’Università, e non solo la persona di Loris Borghi. Un siffatto ‘capo’ gioca infatti necessariamente l’intera sua persona nel Disegno che ha in mente. La sua uscita di scena non potrà che produrre, al di là dei desideri, una forte discontinuità, forse anche traumatica, tanto era legato, questo Disegno, alla sua persona, alla sua visione, al vasto insieme di collaboratori (il ‘coro’, come l’ha chiamato lui stesso a suo tempo) ai quali ha delegato le varie e ipercomplesse articolazioni del Disegno stesso, e alle alleanze variamente intrecciate per continuare a guidarlo, nonché all’insieme dei finanziatori privati che era riuscito ad associare in poco tempo a numerose di tali articolazioni. Personalmente ne ho contestati molti aspetti, forse ne ho anche pagato qualche conseguenza, ma so per certo che la maggioranza dei dipendenti del nostro Ateneo fa il suo lavoro onestamente e con la schiena dritta. La vostra missione è una sfida quotidiana», la sua esortazione ai presbiteri prima del selfie collettivo con al centro il capitano dei capitani, l’argentino, calciofilo coi fiocchi, che prega e tifa San Lorenzo.
Si può concordare o meno sui parametri ‘ipermodernisti’ posti al centro del Disegno borghiano, beninteso (che sulla carta sono peraltro gli stessi di tutte le università, dalla riforma ‘aziendalista’ Gelmini in avanti, ma in parte anche da prima). Poi c’è un gruppo di club di seconda fascia, quelli che dagli attori dell’economia parallela vengono tenuti in piedi e ne subiscono gli indirizzi in misura più o meno diretta: l’Atletico Madrid, il Valencia, il Siviglia, il Besiktas, l’Olympiakos Pireo, il PSV Eindhoven, il trio delle big portoghesi (Benfica, Porto e Sporting Lisbona), e di recente il Monaco. Prima di tutto collegati al sito ufficiale, poi nella barra di ricerca in alto digita maglie calcio replica oppure digita anche il nome specifico della squadra che ti interessa, per esempio maglia replica Juventus o maglie calcio repliche Milan, giusto per fare un paio di esempi. Ma fermarsi al piano moralistico-giudiziario (abitudine ahimè diffusa, che sminuisce anzitutto l’habitué di turno), per cercare di comprendere l’ascesa prima e l’uscita di scena poi di Loris Borghi, fa perdere di vista le questioni vere, che Borghi ha cercato di prendere di petto, e che rimangono drammaticamente sul tappeto. O meno iperbolicamente: da un lungo andazzo senza alcun Disegno capace di pensare l’Ateneo come un corpo istituzionale unitario e unitariamente orientato verso fini comuni – andazzo alquanto gradito al mondo accademico, evidentemente, se il Rettore che lo incarnava ha vinto ben 3 elezioni -, a un’impennata politica repentina, e dichiaratamente ambiziosa, quale quella di cui è stato protagonista assoluto Loris Borghi.
Senza dargli atto di questa ambizione politica unificante, e senza riconoscerne la necessità, in un tempo di frammentazioni crescenti, e per quanto concerne il variopinto mondo accademico, di antiche abitudini corporative, che hanno finito per tradire le aspirazioni culturali universalistiche sulle quali l’idea stessa di università è nata, in epoca medioevale – senza questo, dicevo, non si comprenderebbe nemmeno il senso pieno delle sue dimissioni, al di là del dato contingente, costituito dall’inchiesta Pasimafi (su cui ho scritto nel post precedente). Ed è anzitutto di questo, che gli va dato atto: aver tentato di realizzare un Disegno di ‘modernizzazione’ accelerata, dopo (e ancora dentro) anni di gestione sgovernante in balia di logiche corporative. Era necessario, come gli riconosco aver fatto, anteporre al proprio il prestigio dell’ente che ha avuto onore ed onere di rappresentare. Moscarda – Mattio fabbro da Dignan, 1503. Nel censimento del 1° ottobre ’45 era presente una famiglia. Era il 23 maggio del 1954. Probabilmente il Nepstadion di Budapest era gremito. Com’è non solo legittimo ma anche comprensibile, e in qualche misura persino necessario che accada, a qualsiasi ‘rifondatore’ cui tocchi la posizione di capo in grandi imprese. Le posizioni apicali provocano le cadute più vertiginose, com’è noto.
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